martedì 21 ottobre 2014

Tra Grillo e marito di Massimo Gramellini, La Stampa

Robert Jaroslaw Iwaszkiewicz: si fa più fatica a pronunciarlo che a dire chi è. Un fascistone fatto e finito, e da ieri anche lo Scilipoti polacco che garantisce a Grillo il numero legale per formare un gruppo autonomo nel Parlamento europeo. Onestamente non si capisce cosa tenga insieme il camerata Robert e lo statista di «Fantastico». Per dire: Iwaszkiewicz è favorevole all’uso estensivo della pena di morte. Ha un socio di partito che attacca in pubblico le persone di colore chiamandole con il loro vecchio nome di negri. E, in un’intervista che ha fatto un certo scalpore, si è pentito di non avere ancora menato i figli e la moglie, pur considerando altamente educative entrambe le attività. Sulle mogli il socio da esportazione di Grillo coltiva posizioni più progressiste di quelle dello Stato islamico: pensa che debbano restare a casa per occuparsi dei figli e che una ripassatina di sberle ogni tanto le aiuterebbe a ritornare con i
piedi per terra. Nonostante questo, da gran signore qual è, sostiene di non avere mai picchiato sua moglie nemmeno con un fiore (con un cactus probabilmente sì), ma solo perché lei ha sempre rigato dritto. Quanto ai figli, l’euro-stampella del Gabibbo Barbuto si pente di essersi limitato finora a sculacciarli, quando menarli con metodicità sarebbe stato molto più adatto a temprarne il carattere. 
Rimane aperta la questione di fondo: un uomo che esprime posizioni tutto sommato moderate riuscirà a convivere con un estremista come Grillo che espelle i dissidenti e vuole cacciare i clandestini? 

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