giovedì 18 dicembre 2014

Il Patto del Bavero di Alessandro Gilioli


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Notevoli davvero, i dettagli descritti da Bei e De Marchis su Repubblica: il bavero alzato di Denis Verdini, che entra a Palazzo Chigi a sera inoltrata, da un ingresso secondario, per accordarsi con Renzi sulle sorti della democrazia italiana. Non sarebbe riuscito a immaginare di meglio neppure uno sceneggiatore che avesse voluto mostrare la metafora dell’assenza di trasparenza, dell’opacità dei meccanismi decisionali, degli accordi presi lontano dai cittadini e dai loro rappresentanti in Parlamento.
Dal Patto del Bavero è così uscita l’ultima versione (e la tempistica) del futuro impianto elettorale di questo Paese.
In breve: Renzi voleva blindare il sistema di elezione del prossimo Parlamento prima della corsa al Quirinale, per migliorare il proprio rapporto di forza verso i berlusconiani sulla scelta del nuovo Presidente della Repubblica; i berlusconiani al contrario, volevano tenere in mano il ricatto sul Presidente (cioè avere la sicurezza che non fosse eletto uno che non gradiscono) prima di dare il via libera all’Italicum. In più, Renzi voleva far entrare in vigore l’Italicum in fretta e furia, così da tenere tutti sotto scacco con la minaccia di elezioni anticipate, alle quali pensa di incassare il super premio di maggioranza (con o senza ballottaggio), che non avrebbe invece se si votasse con il Consultellum, che attualmente è legge ed è proporzionale; al contrario, Berlusconi non voleva far entrare subito in vigore l’Italicum temendo elezioni anticipate con il medesimo, che ne diminuirebbero la forza e il potere in Parlamento.
Il risultato deciso ieri è che l’Italicum nuova versione verrà votato prima delle elezioni del nuovo Capo dello Stato, ma entrerà in vigore dopo, cioè il 1° settembre 2016.
Non so se vi siete persi nella lettura. Ma credo che a nessuno sfugga che si tratta di un gran risiko di convenienze personali e partitiche, roba che gli accordi di corridoio di D’Alema in confronto sembrano  giochetti innocenti di bambini.
Insomma, qui l’unica cosa evidente è l’opacità. E il ristrettissimo gruppo di decisori: Renzi con Lotti, Berlusconi con Verdini. Tutti gli altri al massimo schiacceranno un bottone in Parlamento.
Non male, per quella “politica 2.0″ che doveva essere trasparente, limpida, partecipata, intessuta di contatti con i rappresentati perché questi fossero coinvolti, perché cadesse il muro tra dentro e fuori il Palazzo.
Si è arrivati al contrario esatto di quel modello.
Al Patto del Bavero, con i suoi cento capolista bloccati – élite dell’élite, casta della casta –  decisi di nascosto e con il favore delle tenebre.

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