martedì 27 gennaio 2015

Auschwitz, la memoria di ieri, la vergogna di oggi

downloadLa notizia di oggi è che il governo polacco non esiste, è solo un’emanazione della Nato, una Ong di Soros disponibile a qualsiasi manipolazione, compresa quella della storia e decisa a utilizzare la memoria per alterarla e ricostruirla a favore di Washington. Così per far piacere agli Usa e alla delirante campagna anti russa, per dimostrarsi più realisti del re, ecco che la Ong di Varsavia, non invita Putin alla commemorazione per la liberazione di Auschwitz, fatto piuttosto singolare visto che sono state proprio le truppe russe a liberare il campo di concentramento.
La scusa messa in campo dal ministro degli esteri polacco, meglio sarebbe dire dal responsabile per la comunicazione di questa opaca Ong priva del minimo sindacale di dignità, è ancora più sorprendente e avvilente: Auschwitz sarebbe stata liberata da truppe ucraine. Si tratta di una colossale panzana che può trovare riscontri solo nei deliri di Kim Il Sung o del presidente cannibale Amin Dada e si basa su un equivoco tanto banale quanto degradante: gioca sul fatto che la 332 divisione dell’Armata rossa che liberò il campo faceva parte del Primo Fronte di Ucraina, nome che designava la regione in cui aveva cominciato ad operare contro la Wermacht e non certo l’etnia dei soldati. E’ come se pensassimo che la nostra disgraziata armata del Don fosse stata composta da cosacchi e non da italiani.
La bugia è tanto più vergognosa perché la quasi totalità degli ucraini in forza all’armata rossa o comunque operanti contro i tedeschi provenivano da quelle regioni orientali che si oppongono a Kiev, mentre i filonazisti ucraini, spesso presenti come truppa d’appoggio anche nei campi di concentramento e dunque anche ad Auschwitz, a parte quelli che sorvegliavano puntigliosamente il ghetto di Varsavia e che presero parte al successivo sterminio, erano delle regioni occidentali, nonni dei neonazisti di Kiev.
La bugia dimostra inoltre il totale asservimento della Ong di Varsavia ai voleri americani, perché una delle icone della “rivoluzione” uncinata di Kiev è proprio Stepan Bandera, boia celeberrimo una delle cui imprese più note è lo sterminio di 100 mila polacchi. Evidentemente a Varsavia questo fa una buona impressione o non è sufficiente per dimostrare un po’ d’autonomia dal padrone di turno. Sono cose che succedono, in Europa.

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