sabato 18 aprile 2015

Altra Europa, a Roma l'assemblea nazionale tra scontri e nuovo coraggio

"Il nostro tempo è adesso". Marco Revelli. dal palco dell'assemblea nazionale dell'Altra Europa, iniziata oggi a Roma, usa un leit motiv della comunità. Ma l'accento che gli dà è inedito: bisogna fare presto. "Entro l'estate occorre dare un segnale", aggiunge. 
Il compito di questa assemblea è quello di superare la fase della transizione e cominciare a stabilire dei punti di riferimento. Un anno fa, quando fu tagliato il traguardo delle firme per la presentazione della lista alle elezioni nazionali, forse si pensava di bruciare i tempi con più sportività. E invece le cose sono andate diversamente. Tensioni, scontri, e anche qualche porta sbattuta. Ma Revelli, che ha tenuto la relazione introduttiva, ce la mette tutta per prendere il bicchiere mezzo pieno. Usa alcune parole che dovrebbero convincere tutti, e lo fanno, a partire: "casa comune", "spazio di innovazione", "credibilità". In poche parole, Altra Europa ha tutto, manca la soggettività. E in politica è tutto. Eppure, la fase delle assemblee nazionali ha prodotto molta partecipazione. Sessantanove assemblee che hanno coinvolto più di settemila persone. Fatto sta che quella che doveva essere una assemblea nazionale si attarda ancora a nominarsi "assemblea nazionale". "E' immorale dividerci in presenza di una emergenza così grave", dice Revelli riferendosi a quanto in mattinata è stato ascoltato dalla viva voce degli esponenti di Syriza e di Curzio Maltese, parlamentare europeo dell'Altra Europa con Tsipras. Nessuno si azzarda a fare nomi e ad indicare reponsabilità, ma è chiaro che i rumors contro il doppiogiochismo di Sel serpeggiano. "Un appiattimento che non funziona più", dice la Coletti, candidata in Veneto, dal palco.
Questi due giorni, quindi, serviranno a mettere a punto il motore per arrivare al traguardo, ovvvero riuscire a votare un reale organismo nazionale che poi trovi la forza e la concentrazione per votare i due coordinatori nazionali.
Roberto Musacchio lo dice chiaramente: "Andiamo avanti, perché siamo riusciti a fare un passo sotanziale, ovvero esperienze in tutte le regioni verso una alternativa al partito democratico. L'unità è importante perché ci siamo messi insieme tra diversi. E in quel segno dobbiamo continuare".  
Tra gli altri è intervenuto Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione Comunista - Sinistra Europea. 
"Stiamo lavorando per costruire un soggetto politico unitario della sinistra antiliberista - ha dichiarato - che sappia candidarsi in Italia a costruire l'alternativa alle politiche del governo come al razzismo della Lega e delle destre. Alle elezioni regionali stiamo già realizzando primi esperimenti interessanti, dalla Campania alla Liguria e alla Toscana, in questa direzione: il tempo per l'unità è ora".
 

Sinistra, il bivio italiano di Tsipras

L’Assemblea Nazionale dell’Altra Europa con Tsipras e i nodi della doppia crisi della sinistra.


di Checchino Antonini 

“Un segnale in tempi brevi, entro l’estate – chiede  Marco Revelli introducendo i lavori dell’assemblea nazionale dell’ Altra Europa con Tsipras a Romaper l’apertura di uno spazio di convergenza, di ibridazione, sperimentazione, senza burocrazie guardiane. Insomma, non è ancora la Casa comune – Revelli ne è consapevole – ma un presupposto”. Il “bivio” richiamato già dal titolo del documento che convoca l’assemblea, è stato reso possibile dalla lezione greca, dalla vittoria di Syriza, e il contesto dello scontro è lo spazio europeo con le sue ricette tossiche di austerità. 
Riuscirà l’AET a compiere l’ultimo passaggio: “la trasformazione in identità collettiva capace di decisioni collettive e di prendere la parola nello spazio pubblico” ? È questo il nodo da sciogliere tra oggi e domani a Roma dopo un anno faticosissimo. AET, infatti, è andata in crisi già all’indomani delle europee quando la mancata elezione di qualcuno di Sel (che sarebbe immediatamente transitato con il Pse) ha avviato lo stallo in cui sono trascorsi questi mesi, l’ambiguità del ruolo degli emissari di Sel per bloccare il processo decisionale, la nascita della “Grande Sel” (che ha attratto la destra del Prc e uno degli europarlamentari AET, Maltese) nell’ attesa della mitica scissione del Pd, le corse separate alle regionali di Emilia e Calabria di novembre. Fino alla imminente tornata – si voterà in sette regioni-  in cui AET dice di voler sostenere liste antagoniste al Pd ma Sel gioca a volte ancora da sola e quando si schiera a sinistra è solo perché il Pd la schifa prefigurando il” partito della nazione”.
Così, dai 24mila firmatari del manifesto per le europee si è giunti ai quasi 8mila aderenti di oggi, con in mezzo la sconfitta epocale del Jobs act, l’incapacità di entrare in una fase costituente e l’affacciarsi sulla scena della coalizione sociale di Landini con i suoi connotati ancora accolti nella vaghezza. Tutto ciò con alcuni terremoti locali, in Veneto, ad esempio (dove mezza Rifondazione correrà col Pd), o in Liguria dove il livello nazionale ha buttato a mare la locale Altra Liguria per appoggiare la forza di un civatiano favorevole alla Tav, indicato dal rancoroso Cofferati dopo lo spettacolo delle primarie del Pd. O, ancora, a Milano dove l’assemblea locale non è stata capace di aderire al Primo Maggio No Expo (lacuna che dovrebbe colmare questa assemblea). Insomma, per ora nessuno è in condizione di sfilarsi ma nessuno ha la forza, o la voglia,  di scippare a Sel il diritto di veto che continua a esercitare anche ora. Eppure di una casa comune, di una Syriza italiana, ce ne sarebbe davvero bisogno per unire le lotte e renderle efficaci alla faccia, ossia contro, le ambiguità del ceto politico che, sull’idea di fornire una sponda sinistra al social-liberismo, ha sperimentato tutta la propria inconsistenza. È utile la sua sopravvivenza a quella accumulazione delle forze evocata da Revelli? C’entra qualcosa con il fatto che l’Italia è l’unico paese in cui è mancato un duraturo movimento di massa contro la crisi?

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