mercoledì 22 aprile 2015

E' tutta colpa della produttività .....del capitale !

da Sollevazione.blogspot.it
«Nel nostro paese un lavoratore sgobba 263 ore in più della Francia, 341 ore in più della Danimarca, 344 ore in più della Norvegia, 364 ore in più della Germania e 372 ore in più della Olanda».
Tutti i sondaggi svolti di recente in Germania indicano che l'80% dei cittadini tedeschi è dell'idea che la Grecia vada cacciata dall'eurozona. La qual cosa ci aiuta a comprendere, oltre alle altre ragioni, perché la Merkel fa la voce grossa con Tsipras. Una capillare e ossessiva campagna mediatica ha convinto i cittadini tedeschi e del Nord Europa che non solo i greci, ma tutti i lavoratori dei paesi cosidddetti "PIGS" sono degli scansafatiche, mentre dalle parti loro sgobbano molto di più.
È esattamente il contrario, come mostrato dai dati OCSE (e l'istituto parigino non è certo un ente anticapitalista). Nei paesi della cosiddetta "periferia" dell'Unione europea non solo le ore lavorate sono di più, ma i salari medi sono molto più bassi.
Tabella n.1 (clicca per ingrandire)

Colpisce il dato portoghese dove, per 1.712 ore annue di lavoro il salario medio è pressoché un terzo di quello olandese (dove le ore di lavoro annue sono invece 1.380), e meno della metà di quello tedesco (ore lavorate in Germania 1.388)
Passiamo alla Grecia, il paese cavia delle terapie da cavallo della troika. E' seconda solo al Messico sulla scala Ocse. La Grecia si conferma il paese europeo con più ore di lavoro sulle spalle: 2.037 nel 2013, in leggerissimo rialzo dalle 2.034 di un anno prima. Per intendersi: quasi 300 ore in più della 1.770 della media Ocse, 649 più della Germania e 657 più dell'Olanda, nazione che vanta il primato europeo nel rapporto tra ore di ufficio e retribuzione. Atene eccelle in senso inverso: il surplus quantitativo di lavoro è “premiato” da uno stipendio medio lordo di appena 18.495 euro l'anno, in ulteriore calo dai 19.766 euro del 2012. Poco più della metà di una media tedesca che sfiora i 36mila euro.

Veniamo quindi all'Italia. 
Le ore di lavoro pro capite registrate in Italia nel 2013 sono 1.752, risultato identico al 2012 e di poco inferiore alle 1.770 della media dei paesi associati all'istituto parigino. Nel nostro paese si macinano 263 ore in più della Francia, 341 ore in più della Danimarca, 344 ore in più della Norvegia, 364 ore in più della Germania e 372 ore in più della Olanda. 
Tabella n.2 (clicca per ingrandire)
In altre parole: un dipendente italiano spende in media 15 giorni solari all'anno in più al lavoro rispetto a un collega di Amsterdam, salvo guadagnare l'equivalente di 1,5 volte in meno (28.919 euro contro 42.491 euro, dati Ocse 2013). 

La voce del grande padronato neoliberista, Il Sole 24 Ore ha pubblicato l'altro ieri questi dati. Nel tentativo di giustificare queste enormi divaricazioni Il Sole 24 ore ci propina la solita solfa, cioè che i salari più alti in paesi come la Germania, l'Olanda e la Francia rispetto a i "periferici" si giustificano con la più "alta produttività del lavoro" — lasciando surrettiziamente intendere che produttività del lavoro equivalga alla "produttività dei lavoratori".

La produttività dei lavoratori dipende da quella del capitale, dall'efficienza produttiva, dal grado e dalla qualità degli investimenti, e da una serie di fattori sistemici generali che poco o nulla hanno a che fare con la quantità di fatica fisica e mentale erogata dai lavoratori. Può essere così vero il contrario: più l'organizzazione capitalistica del lavoro di un'azienda resta indietro rispetto alla concorrenza, più è basso il livello degli investimenti in macchinario, più l'operaio deve sgobbare per tenerla in vita. In altre parole può accadere che il capitalista, invece di reinvestire i suoi profitti nel ciclo produttivo, preferendo giocarseli nelle bische della finanza, scarichi sulle maestranze la sua propria inefficienza (capitalistica).

Avemmo modo di smascherare questa bugia con una contro-inchiesta. Era il 2010 ma gli argomenti che portavamo restano validi.

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