domenica 21 giugno 2015

Tengo Family di Il Simplicissimus

familyday2015Un milione di persone: che i media mainstream fossero miopi lo si sapeva, ma che avessero le traveggole accentando la moltiplicazione per dieci dei numeri del family day fatta dagli organizzatori, o quella per quattro del Viminale dove regna il devoto Alfano così familista da occuparsi dei ricongiungimenti familiari forzati come nel caso Shalabayeva, è segno che ci sarebbe proprio bisogno di una visita oculistica prima della cecità completa. E allora vai di teleobiettivo e campo stretto per non sbugiardare le cifre gonfiate che del resto erano accertabili grosso modo da chiunque passasse ieri dalle parti di San Giovanni, piovaschi permettendo.
Ma si sa, vuoi fare le pulci a tanti sedicenti familisti ben piazzati nel potere e vuoi fare un dispetto al Papa? Solo che “il calcolo dei dadi più non torna” e che l’idea di una manifestazione destinata non ad affermare dei diritti, ma a negare quelli degli altri non dev’essere piaciuta molto al soglio di Pietro, tanto che l’unico quotidiano che ha messo in secondo piano l’evento è proprio Avvenire.
E il perché non è difficile da comprendere, basta semplicemente pensare al discorso di Papa Francesco stamane a Torino, davanti a un Marchionne che si scaccolava elegantemente da tanghero qual’è e poi ha avuto anche lo stomaco di abbracciare il pontefice che tuttavia si è sottratto: “Aspettiamo la ripresa… (ironico ndr) Il lavoro è fondamentale – lo dichiara fin dall’inizio la Costituzione Italiana – ed è necessario che l’intera società, in tutte le sue componenti, collabori, perché esso ci sia per tutti e sia un lavoro degno dell’uomo e della donna. Questo richiede un modello economico che non sia organizzato in funzione del capitale e della produzione, ma piuttosto in funzione del bene comune. E, a proposito delle donne, i loro diritti vanno tutelati con forza, perché le donne, che pure portano il maggior peso nella cura della casa, dei figli e degli anziani, sono ancora discriminate, anche nel lavoro”.
Non nego nemmeno per un momento che in tutto questo vi sia un elemento mediatico e un’ attenzione verso il nuovo mercato religioso aperto dalla crisi di sistema e nemmeno nego che vi siano contraddizioni e vaghezze nel discorso, ma non c’è nemmeno alcun dubbio che vi sia ormai una frattura profonda tra la linea papale (che ha voluto il giubileo proprio per vincere le resistenze curiali) e il sedicente mondo cattolico italiano che in realtà non è altro ormai che un milieu reazionario in cui conformismo sociale e appartenenze tradizionali vengono apertamente utilizzate per favorire la conservazione e il regresso sociale. Non è un caso che il passo citato sopra, cuore del discorso di Francesco, non trovi molto spazio nei prime cronache della giornata, nascosto da citazioni assai più banali e generiche forse per non spiacere a Marchionne.
L’impressione che ne traggo è che Papa Bergoglio, benché a suo tempo tra i maggiori oppositori della teologia della liberazione, si trovi a disagio se non in conflitto con l’ambiente italiano ed europeo, dove il grosso del mondo e del potere cattolico va a braccetto con le ideologie e le pratiche economiche correnti, nonché con le mattanze del lavoro. Abituato al Sud America dove l’ortodossia religiosa si poneva in concorrenza (reale e/o strumentale) con il marxismo tendenziale dei teologi della liberazione proprio sui temi sociali, non può che essere un pesce fuor d’acqua in un contesto dove la fede è utilizzata contro ogni idea di evoluzione e progresso della società. Il risultato del conflitto è di fatto lo stallo, il grande nulla tra le parole e i fatti.
Ma molto meglio questo che il cinismo di una manifestazione rivolta a negare i diritti della persona umana non in base a una fede reale, ma semplicemente a riflessi pavloviani, concezioni arcaiche, ottuso catechismo dal quale è di fatto espunta ogni umanità e solidarietà. Un mondo che vuole tornare indietro e che prende a pretesto anche la famiglia per imporre la sua regressione sociale, la sua diminuzione di libertà tanto che erano presenti e urlanti biscazzieri della peggiore specie, pluridivorizati, impuniti lontani da ogni evangelio come il protofascista Giovanardi e probabilmente molti devoti corruttori e corrotti. Non erano certo un milione, ma erano comuqnue troppi per essere quello che sono.

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