sabato 24 ottobre 2015

Landini: «In piazza contro il governo»

Metalmeccanici. Il segretario Fiom: il contratto? Lo voti la maggioranza dei lavoratori. «A novembre mobilitazione nazionale contro la legge di stabilità». Il segretario fa appello alle associazioni sociali e ai sindacati
di Riccardo Chiari, Il Manifesto
Forte di numeri — cer­ti­fi­cati — che ne fanno il sin­da­cato più rap­pre­sen­ta­tivo della cate­go­ria, la Fiom parte alla ricon­qui­sta del con­tratto nazio­nale. E in paral­lelo va all’attacco della legge di sta­bi­lità, pro­po­nendo alle altre forze sociali, asso­cia­tive e poli­ti­che che cri­ti­cano l’ex finan­zia­ria una mani­fe­sta­zione nazio­nale, «in un sabato di fine novem­bre». O il 21, data più pro­ba­bile, o il 28 del pros­simo mese.
Non è ancora tutto, per­ché dall’assemblea nazio­nale dei metal­mec­ca­nici Cgil, che ha all’ordine del giorno la defi­ni­tiva messa a punto della piat­ta­forma riven­di­ca­tiva da sot­to­porre al voto di tutti i lavo­ra­tori, arriva anche la pro­po­sta di una “con­sul­ta­zione” sul jobs act, in vista di un pos­si­bile refe­ren­dum nel 2016. «Non ci vogliamo sosti­tuire alle discus­sione che si deve fare in Cgil — avverte Mau­ri­zio Lan­dini nella rela­zione intro­dut­tiva — ma in con­tem­po­ra­nea al voto sulla piat­ta­forma con­trat­tuale, si può ben chie­dere il parere dei lavo­ra­tori su quello che sta facendo loro il governo».
L’attivismo della Fiom pog­gia su alcune rin­no­vate cer­tezze. La prima, e più impor­tante, riguarda i dati finora arri­vati sulla cer­ti­fi­ca­zione della rap­pre­sen­tanza, quella pre­vi­sta nell’accordo inter­con­fe­de­rale del gen­naio 2014. «Sulle 3.500 aziende cen­site ad oggi per 480mila lavo­ra­tori com­ples­sivi — rivela un sod­di­sfatto Lan­dini — come Fiom abbiamo il 64% dei voti. Sono voti effet­tivi, e sono più del dop­pio del numero di iscritti in quelle aziende. Su 21 regioni (Tren­tino e Alto Adige sono oggi “sdop­piate”, ndr), in 20 la Fiom è il primo sin­da­cato metal­mec­ca­nico. Noi abbiamo cri­ti­cato la legge sulla rap­pre­sen­tanza in altre sue parti, non sulla cer­ti­fi­ca­zione, che è uno stru­mento per impe­dire la pra­tica degli accordi sepa­rati. E Feder­mec­ca­nica deve rece­pire quanto sot­to­scritto da Con­fin­du­stria nell’accordo interconfederale».
Non è dun­que un caso se Feder­mec­ca­nica ha con­vo­cato un solo tavolo di discus­sione, con data già fis­sata al 5 novem­bre, sul nuovo con­tratto metal­mec­ca­nico. «Hanno rispo­sto sia a noi che a Fim e Uilm, che non ave­vano accet­tato di discu­tere una piat­ta­forma comune e hanno inviato una loro pro­po­sta. E guar­date — avverte il segre­ta­rio gene­rale Fiom — non è un regalo. Se dopo sette anni si torna a un tavolo unico, se Feder­mec­ca­nica ha cam­biato posi­zione, è per­ché la Fiom è ancora più rap­pre­sen­ta­tiva. Ed è que­sto che ha impe­dito di essere espulsi dai tavoli di contrattazione».
Fiom al tavolo dun­que, in quella che non si annun­cia una trat­ta­tiva facile: «Se capi­sco l’aria che tira — pre­co­nizza Lan­dini — anche Feder­mec­ca­nica pre­sen­terà una sua piat­ta­forma. E loro non hanno certo fatto una foto­gra­fia felice, almeno rispetto agli annunci otti­mi­stici del governo». Una foto che rac­conta di 350mila posti di lavoro persi dall’inizio della crisi, e di un 27% di pro­du­zione indu­striale in meno dal 2008 ad oggi. «Eppure anche palazzo Chigi ha dovuto rico­no­scere che siamo in grado di fare buoni accordi, come alla Whirl­pool o all’Electrolux». Di qui la pro­po­sta all’assemblea «per un nuovo con­tratto inno­va­tivo: sfi­diamo noi le con­tro­parti a un cam­bia­mento». Il pro­getto Fiom parte dall’assunto che sia in corso un attacco ai con­tratti nazio­nali — vedi il caso di scuola Fca — con l’obiettivo di arri­vare ad un “azien­da­li­smo spinto” che metta in com­pe­ti­zione lavo­ra­tore con­tro lavo­ra­tore. Di qui la con­tro­mossa Fiom: «Al con­tra­rio di quanto vuole fare Con­fin­du­stria, che trova sponda nel governo, la nostra parola d’ordine deve essere la rico­stru­zione del con­tratto nazio­nale. Un con­tratto che deve essere ele­mento di garan­zia, inde­ro­ga­bile, per tutti i lavo­ra­tori di tutte le imprese. Rin­viando alla con­trat­ta­zione azien­dale non le dero­ghe, ma le inno­va­zioni interne alle sin­gole aziende».
Per otte­nerlo, sot­to­li­nea Lan­dini, diventa indi­spen­sa­bile coin­vol­gere tutte le tipo­lo­gie di lavoro pre­senti nelle imprese metal­mec­ca­ni­che, appli­cando le regole sulla cer­ti­fi­ca­zione della rap­pre­sen­tanza. La sin­tesi è effi­cace: «Sotto lo stesso tetto della fab­brica, lo stesso minimo con­trat­tuale». Ma atten­zione: «Non è sem­plice, non è facile, non è scon­tato. Feder­mec­ca­nica può repli­care: ’Va bene, ma allora togliamo l’articolo 18 a tutti’. Eppure è un punto deci­sivo. Per­ché oggi come ieri vediamo, dal caso Anas in giù, che è su appalti e subap­palti che la mala­vita dilaga».
In que­sta ottica, anche la defi­sca­liz­za­zione degli aumenti sala­riali deve riguar­dare, in con­tro­ten­denza, il con­tratto nazio­nale: «Per­ché la con­trat­ta­zione azien­dale avviene solo nel 20, 25% delle imprese», ricorda il segre­ta­rio gene­rale. Che annun­cia anche un’altra novità: la con­trat­ta­zione annuale del sala­rio in ogni tipo­lo­gia di con­tratto metal­mec­ca­nico. «Si tratta di un’idea mutuata dalla Ger­ma­nia — pun­tua­lizza Lan­dini — dove recen­te­mente Ig Metall ha chiuso un accordo con un aumento del 3,4%. Noi per il 2016 chie­diamo un aumento del 3%».

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