domenica 7 febbraio 2016

“Di qua”, “no, di là”. E capita che le strade si dividano

«Ecco che uno si distrae al bivio, si perde. E chi gli dice “Prendi questa” e chi “Prendi quest’altra”. E uno resta là, stordito. Aspetta che le gambe si muovano da sole». 
E stordito mi sono sentito anch’io stamattina, quando ho letto l’intervista al Fatto quotidiano in cui Sergio Cofferati sostiene, in sostanza, che le primarie del Pd a Milano favoriscano il centrodestra, e quindi, è logico pensare, da sinistra sia meglio tenersene alla larga, e il post/lettera a Pisapia di Nichi Vendola su Facebook dove, al contrario, quelle stesse vengono benedette, e non si nasconde una predilezione per una candidata in particolare.
Ora, lecite son tutte le opinioni, ma se si è radicalmente divergenti sul fatto che si debba o meno usare un metodo di selezione e accompagnarsi a una coalizione, e si sta nello stesso movimento politico, dovete ammettere che un po’ di disorientamento lo si ingenera
 Cofferati e altri ex Pd, insieme a Vendola e Sel han dato vita a “Sinistra Italiana”. Sulle primarie milanesi, il primo parla di strumento che aiuta gli avversari, e dice di uno dei possibili (il probabile?) vincitori che “la sua storia è quella di un uomo di centrodestra”, dove non c’è traccia di “un’appartenenza di sinistra”; il secondo, benedice quelle primarie e pensa che siano il modo per garantire il prosieguo della “anomalia milanese”.
Mi chiedo: che succede se vince Sala? Perché se santifichi lo strumento che lo sceglie, poi ne rispetti il risultato, no? Oppure, che accade se vince la Balzani; la sostieni sebbene hai appena detto che lo strumento che l’ha individuata serve a favorire il centrodestra? Capite perché ho citato all’inizio quel poeta a cui il leader di Sel dedicava appassionate letture? Perché questa confusione stordisce, appunto.
Vendola, poi, definisce “anomalia milanese” quello che era solo il frutto di una stagione che non c’è più. E pure a me dispiace, ma non posso non vedere che oggi il Pd è quel qualcosa che, nel suo vertice, a Milano sostiene un uomo buono per la stagione “morattiana” e che adesso si propone per quella del “renzismo” inveratosi nella pratica di governo, dopo esser passato per la bipartisan Expo, ché siamo tutti italiani e solo i “gufi” potevano eccepire.
Anomalia è sinonimo di eccezione. Però qui stiamo parlando della seconda città italiana per abitanti, la capitale economica della nazione, il centro ideale della parte produttivamente più significativa del Paese: si può davvero sostenere che quel accade fra San Siro e Forlanini sia solo una questione locale, quasi si trattasse di una qualsiasi altra realtà di provincia?
Ecco allora che uno, per non aspettare che le gambe si muovano da sole, s’organizza diversamente, e siccome già sa, perché ormai lo sa, al di là del risultato delle primarie, chi saranno i protagonisti di quell’avventura, si muove per tempo e su diversi cammini, cercando, perché c’è, una differente strada possibile.

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