domenica 2 aprile 2017

Rifondazione in cerca del popolo dei referendum di Riccardo Chiari, Il Manifesto

Guarda caso, al sostanziale silenzio mediatico che ha accompagnato il primo atto del decimo congresso di Rifondazione comunista, con la visita a Norcia e con l’incontro con le Brigate di solidarietà attiva che si sono fatte in otto per portare aiuti alle popolazioni terremotate, è seguita ieri una generalizzata protesta di piazza sia nelle zone del «cratere» che sotto i palazzi romani della politica, per denunciare che la ricostruzione è ancora tutta da fare. Ennesima riprova, osservano delegati e delegate che affollano l’Albornoz Palace, di quella necessità dell’autorganizzazione sociale su cui il Prc ha continuato tenacemente a lavorare in questi anni.
Ma non è tempo di simboliche medaglie al valore, anche se il minuto di assoluto silenzio in ricordo di Fidel Castro, così come gli abbracci di realtà politiche e sociali perseguitate ai quattro angoli del pianeta, dai curdi di Turchia dell’Hdp ai saharawi del Fronte Polisario, meritano di essere anch’esse annotate. Così come lo scetticismo di parte della platea sul tema cardine della costruzione di «un terzo polo alternativo al polo liberista e alle destre razziste», nei confronti delle risposte – considerate insufficienti – di Sinistra italiana. Per tutti vale la sintesi fatta da palco da Gianluca Schiavon: «Il segretario Fratoianni è venuto ma ha parlato d’altro». Non ha parlato, è la critica, di quella «costituente dell’alternativa» che, a soli dieci mesi dalle prossime elezioni politiche, dovrebbe essere già in fase di realizzazione.
Un’altra corrente di pensiero, nella platea dei delegati e delegate, dà invece ancora tempo al processo unitario. E fra gli ospiti del congresso c’è chi ha provato ad approfondire l’analisi. Lo ha fatto, a nome dell’Altra Europa (e di Marco Revelli), Massimo Torelli. Lo ha fatto anche, su un piano «territoriale», Sandro Medici per la rete delle Città in Comune. E Vincenzo Vita, neo presidente dell’Associazione per il rinnovamento della sinistra, sul versante della cultura politica collettiva nell’era digitale.
Ai ringraziamenti per l’impegno profuso da Rifondazione nella campagna per il referendum costituzionale, Torelli fa seguire una fotografia piuttosto nitida: «Vista da fuori, ancora manca una prospettiva politica di rappresentazione del voto del 4 dicembre». Quello di una sinistra larga. Di quei milioni di persone «che già oggi praticano quotidianamente la terza via» (parole di Paolo Ferrero in apertura di congresso). Ma solo con una proposta politica «forte», con un fatto scatenante come sono stati il referendum no-triv e poi quello costituzionale, è possibile avviare nuovamente una spinta aggregativa che non sia quella dei soli partiti di sinistra: «Non per caso, il governo Gentiloni ha neutralizzato i referendum sul lavoro. Quindi – chiude Torelli – senza farsi prendere dall’angoscia per il tempo che manca alle elezioni, occorre un’altra idea forte». Come l’Europa, che è sempre campo di gioco principale per le politiche economiche e sociali? L’interrogativo resta aperto.
Anche da Medici arriva una foto non taroccata: «Nelle città quasi ovunque si riesce a raggiungere il massimo dell’unità possibile tra forze politiche, movimenti e realtà associative. Senza primazie di sorta, aiutati magari dalla peculiare dimensione ’comunitaria’ della discussione. Ma il meccanismo potrebbe essere replicato su scala più grande, così come sta cercando di proporre la rete delle Città in Comune».
Da parte sua Vincenzo Vita mette a disposizione l’Ars come spazio ideale di un cantiere culturale di cui c’è grande urgenza a sinistra. «Le parole fondamentali della sinistra come libertà, uguaglianza, redistribuzione – osserva Vita – vanno declinate nella nuova dimensione digitale, per la ricostruzione di una cultura politica collettiva». Per non restare schiacciati da una parte dal «partito degli algoritmi» (il M5S) che nella rete ha costruito parte delle sue fortune, dall’altra da chi imperversa sui mezzi televisivi: o perché li possiede o perché se ne è impossessato.
Nell’odierna domenica che chiuderà il congresso interverranno tra gli altri sia Maurizio Acerbo, che dovrebbe diventare il nuovo segretario del Prc, con l’appoggio di circa il 70% di delegati e delegate, che Eleonora Forenza, l’europarlamentare prima firmataria della seconda mozione.

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