martedì 18 luglio 2017

L’odio per Matteo Renzi. In risposta a Massimo Recalcati


L’odio per Matteo Renzi. In risposta a Massimo Recalcati       
di Franco Berardi Bifo
Provate a immaginare che qualcuno vi dia un pugno in un occhio e come se non bastasse vi rubi il portafoglio. Provate a immaginare che alle vostre rimostranze costui vi rida in faccia e vi dica che siete dei vecchi scemi, così scemi e così vecchi da credere che ci vuole il gettone per telefonare. Perché odiarmi? dice il rapinatore.
Sulla prima pagina di Repubblica (dove se no?) Massimo Recalcati cerca oggi (17 luglio) di spiegarci perché quelli della sinistra non sanno far altro che odiare il bravo Matteo Renzi. La ragione per cui quelli della sinistra lo odiano è che lui ha mostrato che la sinistra è un cadavere. Ecco allora che quelli della sinistra (chi saranno poi questi della sinistra non s’è capito) si imbufaliscono come certe tribù dell’Africa nera (il paragone è di Recalcati).
Io non so se sono uno della sinistra, non so bene cosa voglia dire, e Recalcati non perde il suo tempo a spiegarmelo. Io preferisco definirmi come un lavoratore truffato dalle politiche del neoliberismo che hanno decurtato il mio salario di insegnante, hanno distrutto la scuola in cui insegnavo e mi hanno costretto ad andare in pensione diversi anni più tardi di quanto prevedeva il mio contratto.
Poi ecco un tipo che mi dice che per telefonare non occorre più il gettone. Sarà per questo che odio Matteo Renzi?
Si tranquillizzi lo psicoanalista Recalcati. Io non perdo il mio tempo a odiare Matteo Renzi, per la semplice ragione che c’è una sproporzione assurda tra il valore dei miei sentimenti (anche il sentimento di odio) e quell’arrogante piccoletto. Se proprio devo odiare qualcuno preferisco rivolgermi a quelli un po’ più grandicelli. Per esempio un tizio che si chiama Tony Blair.
Questo tizio si presentò una ventina di anni fa sulla scena d’Inghilterra, ve lo ricordate? Era brillante, giovane e certamente un po’ più intelligente del suo seguace di Rignano. Parlò di Cool Britannia, e inaugurò il New Labour. Margaret Thatcher, la donna che per prima ha detto che non esiste nulla che possa definirsi società, esistono soltanto individui in competizione per il profitto, disse di Toni Blair che il giovanotto non le dispiaceva perché stava continuando le sue politiche.
In cosa consistono le politiche di Thatcher e del suo allievo Blair? E’ presto detto: ridurre il salario, privatizzare i servizi sociali, sottomettere la scuola agli interessi delle grandi corporation, distruggere le organizzazioni dei lavoratori, prolungare il tempo di lavoro, rinviare i pensionamenti, di conseguenza sprofondare i giovani nella disoccupazione, e costringerli ad accettare lavoro senza garanzie e senza contratto.
Poi viene Recalcati e chiede: ma perché mai dovete odiarlo?
Matteo Renzi si presentò sulla scena dichiarando il suo amore per Blair, e dichiarando che la sua intenzione era ripeterne le imprese, seppure con venti anni di ritardo. Non c’è un solo milligrammo di novità nelle proposte di questo Renzi, la sola cosa nuova è l’arroganza. Tutto quello che lui propone è già stato sperimentato, realizzato, e quel che più conta è già fallito. Il 4 dicembre del 2016 la grande maggioranza dei giovani, non quelli della sinistra, non quelli che quando vogliono telefonare cercano un gettone, non quelli con la sveglia al collo che odiano perché sono dei cadaveri, ma la maggioranza dei giovani gli ha detto: vai a casa, non ti vogliamo più vedere.
In Inghilterra il signor Blair è oggi considerato un criminale di guerra. E’ lui che ha aiutato un texano non molto brillante a scatenare una guerra infinita tra le cui conseguenze (come sanno tutti) c’è la nascita di Daesh, la distruzione dell’Iraq e della Siria. Questo non impedisce al signor Blair di farsi oggi pagare, (pensionato di lusso) per occuparsi di un ufficio che come oggetto, per estrema ironia, ha proprio il Medio Oriente.
Recalcati mi scuserà se non mi sono soffermato a lungo sul suo beniamino toscano. Le imitazioni tardive non mi interessano molto. Io preferisco odiare l’originale.
fonte: Alfabeta2 

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